“Insieme” è una parola che mi ha fregato.

La dicevano tutti, la scrivevano ovunque, la infilavano nelle canzoni, nei brindisi, nei giuramenti.

Ma a me ha fatto solo male.

Insieme è stato dolore travestito da promessa. Una trappola emotiva confezionata con nastri d’amore e carta da pacchi relazionale.

Quando ho smesso di crederci, non è che sia arrivata la gioia.

Ma almeno è finita l’agonia.

E allora ho fatto la somma.

Ho tolto. Ho sottratto. Ho scelto lo zero.

Zero discussioni, zero attese, zero illusioni.

Perché in un mondo dove “insieme” vuol dire spesso “più peso”, essere soli non è un fallimento. È leggerezza.

Forse persino strategia di sopravvivenza.

Lo chiamano isolamento.

Io lo chiamo pausa.

Come quella che prendi tra due brani, prima di decidere se ne vale la pena di riascoltare la musica o spegnere tutto.


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